Dalla primavera di quest’anno sono formalmente in pensione, anche se per l’attività che svolgo da quasi 40 anni, non mi permette un totale abbandono della attività.
Mi sono però posto degli obbiettivi, tra i quali dedicarmi di più al tempo libero e soprattutto fare maggiore attività ciclistica, ponendomi alcuni “traguardi” per i prossimi anni. Tra questi la Granfondo non competitiva Milano – Sanremo che ripercorre il tracciato dei professionisti che solitamente si effettua in primavera. Corsa che avevo in mente da diverso tempo, ma più come un sogno che una possibile realtà vista la distanza e soprattutto la velocità, oltre alla logistica un po' complessa.
A causa del Covid19 la 50^ edizione non competitiva è stata annullata nel 2020 e spostata a settembre nel 2021.
Il mio caro amico Giovanni Sammartini che corre per Cottur – eravamo entrambi soci al Ciclo Club Trieste – mi ha confidato durante in nostro giro fatto a metà luglio sul Grossglockner, che si era iscritto alla Milano – Sanremo e visto il mio sogno, ho pensato che fosse l’occasione per tramutarlo in realtà, iscrivendomi a fine luglio senza però rendermi esattamente conto di cosa significasse questa corsa. Una volta iscrittomi ho incominciato ad analizzare il percorso e i tempi che da l’organizzatore. Appena allora ho realizzato che i 300 km non sono un “piattone” lungo la pianura Padana e la costa Ligure, ma comporta uno dislivello di quasi 1.900 metri, ma soprattutto che il tempo limite era di 12 ore, il che significa una media di 25km/h senza soste ! L’organizzatore in effetti come riferimento riporta sulla tabella di marcia una medi di 36km/h, cosa che per me è inimmaginabile!!!
Questo però non mi ha disarmato anzi, è diventata una sfida. Con Giovanni ci siamo organizzati per fare alcune prove facendo dei giri con dislivelli e lunghezze paragonabili (massimo 260 km), per capire come affrontare la gara e se ce l’avessimo fatta ad arrivare al traguardo nei tempi limite.
Abbiamo fatto prima un giro da Trieste a Lubiana, poi un giro a Pola e un altro ancora in Friuli: la media in movimento rimaneva a malapena sopra i 25 km/h. Considerando soste caffè, ristori, semafori, incroci, bisogni vari e possibile vento contrario, ecc, il fatto di arrivare fino in fondo in tempo utile non era scontato e l’incertezza tanta. Ma non ci siamo fatti scoraggiare: contavamo nella solidarietà di qualche gruppo che facesse il nostro tempo e ritmo!
L'11 settembre, dopo aver ritirato i pettorali e i pacchi gara, ci siamo dati appuntamento per la cena al Hotel Ripamonti di Pieve Emanuele, davanti al quale la mattina del 12 settembre partiva la 50^ Granfondo Milano – Sanremo non competitiva.
Metà della notte l’avevo passata insonne,pensando alla tattica di gara e a come organizzarmi la mattina per essere alla partenza alle 07.20h: colazione alle 05.00, portare il bagaglio al bus navetta per il trasferimento al hotel di Sanremo, preparare tutto il necessario, riempire le tasche di barrette energetiche, ecc. Purtroppo ho dovuto indossare la maglietta con le tasche più capienti che avevo nel armadio perché il consiglio del preparatore era di mangiare ogni 30 minuti, cosa irrealizzabile considerando le12 ore: non sarebbe bastato uno zaino !
Alle 06.40 eravamo in griglia insieme a Giovanni. Il tempo meteo è ottimo e le previsioni pure: soleggiato con 17C° a Milano, lungo il percorso una massima di 22C°, quanto anche all’arrivo a Sanremo verso le 19h.
Partenza del primo gruppo alle 07.00, alle 07.10 partenza del secondo gruppo e alle 07.20 partenza del terzo. Nei primi 500 metri ho avuto la sensazione di non arrivare vivo e/o incolume al primo chilometro: ciclisti che sfrecciavano da destra e da sinistra nelle rotonde e nelle strettoie. Fatto il primo km indenni, affrontiamo il secondo. Dall’uscita da Pieve Emanuel sul primo segmento Strava fino a Binasco la media è di 43,2km/h !!! Nonostante ciò incomincio a perdere il gruppo e vedo Giovanni allontanarsi… Stringo i denti a incomincio a premere sui pedali e dopo un po' raggiungo il gruppo, approfittando di un paio di rotonde ed un semaforo. Il pensiero di fare tutti i 300 km a questo ritmo mi preoccupava seriamente.
Continuiamo compatti fino al primo ristoro, sebbene viaggiare in gruppo a volte può farti degli scherzi: in entrata a Pavia i primi in testa hanno deviato su una circonvallazione che ti faceva allungare di qualche km e abbiamo perso il grosso dei partecipanti, rimanendo in una trentina in coda. Passando in una rotonda dopo una trentina di chilometri, vedo delle borracce per terra, pezzi indefinibili di bici il che significa che c’è stato un incidente. No panic: proseguire senza sosta e senza mollare di un centimetro. Al primo ristoro appena fuori Predosa dopo 110 km la media era di 37,8km/h.
Fagocitiamo in un paio di minuti quello che possiamo e si riparte. Testa bassa e pedali al massimo, contando i km che mancano all’arrivo. Ad Acqui Terme avevamo ancora 37km/h di media e da qui incomincia ad inerpicarsi la strada verso il passo del Giovo. Nei primi 20 km siamo riusciti a rimanere in gruppo, trainati da una decina di spagnoli che stavano sempre in testa, ma dopo Pontinvrea il gruppo si è sgranato e sono rimasto solo. Sul ultimo tratto verso lo scollinamento del Giovo vedo in lontananza una figura esile in bici; lo raggiungo, vedo in numero di gara sul manubrio, guardo il ciclista che saluto e mi stupisco valutando che avrà avuto circa una ottantina di anni ! Lo sorpasso e l’ottantenne si mette a ruota inseguendomi per un buon chilometro prima di mollare. Inevitabilmente penso e mi auguro di poter arrivare anch’io a tanto. In cima al Giovo c’è Giovanni ad aspettarmi: siamo rimasti soli. La media era di 32km/h e avevamo fatto un po' più della metà del percorso. Un ragazzo ligure che scortava la corsa con un furgone ci rifornisce d’acqua; scambiamo due parole con lui e ci racconta di conoscere bene Trieste perché sua nonna è di Servola: com’è piccolo il mondo. Da qui inizia la discesa verso Savona e la costiera SS1 fino a Sanremo con i tre capi e i due passi: Cipressa e Poggio che insieme fanno la metà del dislivello complessivo negli ultimo 50 km.
Già lungo la discesa verso Savona percepiamo di avere vento in fronte: pazienza. Avevamo calcolato che potevamo anche stare alla media di 20km/h che c’è l’avremmo fatta!
Soli percorriamo tutto il tratto fino a Spotorno dove ci aspettava il secondo ristoro. Approfitto della sosta , oltre che per mangiare, per ripristinare il fondello con la crema “Assos”: pratica indispensabile e necessaria ! Media ancora sopra I 30km/h, nonostante il forte vento contrario!
Non so come, ma alla ripartenza dal ristoro, ci raggiunge il gruppo degli spagnoli che ci “trascinano” fino ad Albenga, dove ad un incrocio sbagliano strada e deviano: Giovanni ed io proseguiamo lungo la costiera SS1 sempre con vento contrario.
E finalmente arriva la deviazione per la Cipressa, che la affrontiamo e percorriamo insieme. Ridiscendiamo sulla statale costiera SS1: media scesa leggermente sotto i 30km/h. Il vento non molla mai!
A questo punto eravamo certi di arrivare in tempo all’arrivo. Affrontiamo ancora il tratto fino ad Arma di Taggia e nuovamente deviazione sul Poggio. Dopo il primo tratto, sento ancora la gamba girare bene e decido di allungare, lasciando dietro Giovanni che incominciava a cedere: per una volta nella vita volevo prendermi la soddisfazione di arrivare al traguardo prima di lui
Dopo il pasta party ci lasciamo, perchè Giovanni c’è ad attenderlo sua moglie con la macchina, mentre io in bici prendo la via dell’albergo. Alla reception vedo un tizio con la bici e delle fasciature al braccio: gli chiedo cos’è successo e mi racconta che in una rotonda un ciclista è caduto portandosi a terra quasi tutto il gruppo. Lui e un altro erano rimasti soli e si sono fatti tutti i 270 km da soli ! Prendo alloggio, scendo per un giro per Sanremo, mi sorseggio un drink in un bar di fronte al mare e rientro in albergo, convinto di schiantarmi dalla fatica del giorno: mi ero sbagliato alla grande, perché evidentemente il carico adrenalinico mi ha fatto un brutto scherzo e ho passato metà della notte a contare le stelle dal balcone.
La mattina, dopo aver fatto la prima colazione, scendo in bici alla vecchia stazione ferroviaria di Sanremo dove ci attende il bus con relativo carrello per le bici e alle 10 partiamo per Pieve Emanuele al parcheggio del Ripamonti dove trovo la macchina.
di Franco Strain