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EnoGastroDoberdò

Gita ciclistica ed eno-gastronomica a Doberdò

Ore 7:27. Parte la sveglia. Di sabato. Shock. #noncelapossofare

Ore 7:34. Sono in sella. Con un tempo letto-fuoridalportonedicasa che avvicina il record condominiale mi fiondo sulla mia fedele compagna di escursioni e sudate ciclistiche e sfreccio verso Roiano, dove è fissato il ritrovo con alcuni Leoni della scuola di pensiero “sotto i 100km non vale”. Con una precisione degna di una squadra di nuoto sincronizzato ne incrocio un paio già al primo semaforo e proseguiamo tra sbadigli e sorrisi verso il ritrovo.

Ore 7:50. Dopo aver trovato il capopattuglia Ezio ad attenderci bello carico, pronto e pimpante ci raggruppiamo e partiamo alla volta di Doberdò del Lago. Con Bruno, Franco, Andrea e Paolo (un po’ infreddolito, pare...) componiamo un bel gruppetto di indiani e già verso Barcola, dove superiamo un gruppetto che era partito prima di noi, si intuisce che Ezio in testa al gruppo è in formissima. Si viaggia. E dato che a me la Costiera trasmette spesso belle sensazioni, do qualche cambio troppo vigoroso al capopattuglia e ci si ritrova a spingere sui 35. Bruno ci ricorda preoccupato che non siamo partiti per la Trieste-Brest e ci calmiamo un po’…

Ore 8:40. “Mi vado per su, che no voio far la salita del Lago”. Ci prova Franco. Viene bacchettato e rimesso in fila dal resto del gruppo e si rassegna al suo destino.

Ezio: “Dai che adesso andiamo tranquilli, siamo quasi arrivati..”

Franco: “Si, semo quasi arrivadi… ALLA PARTENZA!”

Ore 9:30. “Trentaquattro, trentacinque, trentasei… No, ho sbagliato a contare. Vabbe. TUTTI QUA A FAR LA FOTO!!” Leoni in posa, comunicazione multilingue in italiano, sloveno e inglese. Siamo tanti, tantissimi, provenienti da tutte le parti, età diverse, esperienze diverse, biciclette diverse ma uniti dalla voglia di passare una giornata all’aria aperta su due ruote in un clima di amicizia e serenità. Ci si scambia il gagliardetto con gli amici sloveni e si conoscono nuove persone, nuovi compagni di pedalate e di ciacole che ci accompagneranno per tutta la giornata. Insomma, si parte benissimo.

Ore 9:35. “Allora, in 11 fanno il MTB corto, in 7 il MTB lungo, in 19 in bici da corsa di cui 4 sono in MTB e 5 fanno la versione corta. Quelli per il corto partono adesso e vanno a sinistra e vanno verso Doberdò, quelli in bici da corsa aspettano che partano prima quelli in MTB lungo che vanno a destra verso Polazzo, così arriviamo tutti qua circa per le 12:30, mentre gli ultimi arriveremo verso le 13. Quelli in bici da corsa vanno verso San Martino, poi girano verso Miren oppure scelgono se andare verso Rence e incrociano la coincidenza con quegli altri. Avanti i primi leoni in MTB, a tutta forza a babordo”
Si, certo, vabbe. Un gran casino. Pare che un Leone sia stato rinvenuto in cima al Castelmonte in stato confusionale dopo aver tentato di seguire le indicazioni.

Ore 10:30 circa. Il gruppetto in bici da corsa ha appena affrontato la prima salita della giornata, il monte di San Michele affrontato dal versante di San Martino. Salitella di un chilometro e mezzo, dove ognuno va su con il suo passo. Si arriva in cima uno dopo l’altro. Siamo una quindicina-ventina, gruppo misto in tutti i sensi. Iniziamo a conoscerci meglio, sia con gli sloveni che tra di noi. E’ tutto un sorriso. E’ ancora lunga e durante la discesa il gruppo si rompe, salvo poi ricompattarsi in pianura fino a Miren.

Ore 11:00 circa. Ecco, fino a Miren appunto. Drinn Drinnn. Niente. “Dove siete?” “In bici!” “Eh.. Bom vabbe, andate avanti, siamo sulla strada parallela, ci becchiamo verso Rence”. Insomma, ci siamo divisi in due gruppi più o meno della stessa dimensione e c’è un po’ di confusione.
“Dai, li recuperiamo, facciamo una tirata!!” propone qualcuno. Crocifisso immediatamente. Procediamo verso l’imbocco della salita più impegnativa della giornata, con i cellulari che non prendono ma con fiducia nel fatto che ci ribeccheremo. Parte la salita. Il mio amico Alan “superprofessionista” che ci aveva accompagnato per il tratto iniziale ci saluta e torna a casa, chiaramente spaventato dalle pendenze. Facile così. Per tutti gli altri, inizia il tratto più tosto della giornata.

Ore 12:00. E’ terminata la salita. Ci siamo raggruppati. Abbiamo trovato anche l’acqua per rinfrescarci. E siamo tutti ancora vivi. Una scalata di quattro chilometri, con pendenze impegnative sul 9% di media, affrontata a buona andatura subito dall’inizio, con un’Alessandra pimpante, Danijel che parte con un gran ritmo, Bruno che non vuole mollare un metro ed altri che ci guardano pensando: “Guardate che è lunga…” o “Ma chi me l’ha fatto fare..”. Dopo un paio di “ci vediamo in cima” fatti e ricevuti ci si sgrana e ognuno va su del proprio passo. Io riesco ad andare su con una buona pedalata agile, merito anche del fatto di aver fatto una ricognizione la settimana precedente e conoscere quindi la salita. Verso l’ultima metà inizio a vedere delle maglie Generali davanti a me. Perfetto, abbiamo ripreso il gruppo che c’era davanti e non ci siamo persi. In cima ci ricompattiamo, un paio di barrette e borracce d’acqua. Qualche telefonata per risolvere spiacevoli imprevisti, un controllo ai dati del contachilometri e siamo pronti per andare avanti. Si è già fatto tardi e decidiamo di fare due gruppetti, uno di quelli che hanno più fame e tagliano per la strada corta verso l’agriturismo e uno di quelli più allegri, che si faranno qualche chilometro in più e una sparata in discesa passando per Komen. Si sentono vari “Simon, non sta farme far altre salite” e soprattutto “Bom, adesso andremo pian”.

Ore 13:05. Franco ha bucato, a pochi chilometri da Doberdò. Giornata un po’ storta, ma si risolve il problema, ci si ricompatta un’ultima volta, si spara la salitina verso Marcottini a tutta e arriviamo a Dolince affamati come degli orsi dopo il letargo.

Ore 14:30. Salame, prosciutto, panzetta, bis di primi, crespelle, gnocchi, patatine, verdure varie, ljubljanske, cevapcici, bistecchine, … Il giusto premio! L’agriturismo è invaso di maglie Generali, si ride, si scherza, si beve. Tornano i sorrisi sulle facce dei presenti, dopo qualche smorfia di stanchezza e momenti di sofferenza passati in sella. I vari gruppi sono nuovamente tutti insieme, ci si racconta le proprie sensazioni, esperienze e si crea una bella atmosfera distesa ed amichevole. Gli sloveni ci regalano delle belle borracce che conserveremo in ricordo dell’uscita. Nessuno ha avuto incidenti, stiamo tutti bene (specie con la pancia piena) e ci rendiamo conto di essere un bel gruppo, vario, numeroso e nel quale ci si rispetta. Sono felicissimo. Un centello di chilometri, una quarantina di persone riunite che hanno affrontato percorsi di tutti i tipi e praticamente nessuno che si sia lamentato. Direi un successo.

Ho un impegno, quindi passo al salutare tutti quanti. Mi spiace sul serio andarmene via e non rimanere per il giro di dolci, caffe e grappe, ma tant’è. Saluti, sorrisi, strette di mano, abbracci. Qualcuno mi dice: “Bel giro, bello fare cose così. Basta che non tornemo su per Rence”. Che a me suona come un “Bom, adesso andremo pian”. Sicuro?

Scritto da SIMON GERGOLET